Eric Baret , L'unico desiderio. Nella nudità dei tantra, Edizioni La parola, Roma, 2010.
Traduzioni a cura di Stefania Redini
Questo libro vanta una prefazione particolarmente interessante:redatta nientemeno che da
PierreFeuga, francese, notissimo scrittore, studioso appassionatoe ed egli stesso impegnato nell’esplorazione del tantrismo: difficile non imbattersi nei suoi libri se ci si interessa a questa nobile
tradizione.
A questa autorevole voce, che così bene ha riconosciuto e collocato Eric Baret, io posso soltantoaggiungere la mia testimonianza personale.L’impatto con Eric Baret è stato folgorante: nonostante le
mie barriere, i miei pregiudizi e le mie chiusure, non ho potuto non percepire in questa figura seduta dinanzi a me una Presenza.
Ma prima che mi prendiate per una delle tante “invasate del guru”, vorrei dire che la Presenza che ho percepito in Eric Baret non è qualcosa di metafisico: essa è evocata dalla totale assenza dei
segni che solitamente indicano chi è convinto o si atteggia a maestro, non essendo nemmeno mai stato veramente allievo: catturare l’attenzione, l’approvazione, affascinare, legare a sé… Quali segni?
Se non ne avete fatto collezione personalmente (come me, che frequento da una trentina di anni il mondo dello yoga e che ho incontrato insegnanti veri e onesti e “maestri” con spesse fette di
prosciutto sugli occhi, compreso anzi, soprattutto – il terzo, quello della cosiddetta visione interiore, ve ne indico uno: alladomanda, che prima o poi arriva, sulla relazione maestro-allievo,
risponderà in modo tale da lasciarvi capire che lui (o lei) sa perfettamente come gestirla e come condurvi… E qui casca l’asino. Sì bello, se ti prendi per un maestro, sei perfino più presuntuoso e
fuori asse di me che mi prendo per un allievo.
Con Eric ho respirato aria pura, nessun maestro, nessun allievo, ma una presenza rischiarante, alleggerente, piena di humour, e al tempo stesso rigorosa e inamovibile, come la sua umiltà che traspare
in ogni momento: ed è significativo vedere come persone che sono abituate ai segni esteriori della finta umiltà prendono per indifferenza i suoi occhi chiusi (vi sta solo ascoltando intensamente) o
per arroganza il suo sguardo penetrante (quando si ha la fortuna di coglierlo): è lo sguardo di un vero guerriero, che non vede avversari o avversità, ma esseri e avvenimenti, sempre in sé perché
sempre aperto a tutti e a tutto. Eric Baret è un vero Innamorato della vita: questo Amore non ha niente a che vedere con quello romantico che dura finchè la vita bella. È una Intensità, presente e
totale come lo è una montagna: quello che cresce cresce, quello che frana frana, la montagna è sempre presente. È questa intensità che Eric incessantemente, instacabilmente ci trasmette.
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