Prima di entrare nello specifico dell'argomento vorrei fare un breve accenno alla respirazione ed ai suoi relativi effetti psico-somatici.
Dagli studi della psico-somatica sono emersi i numerosi collegamenti tra la respirazione, la psiche e il corpo; infatti una appropriata respirazione assume una notevole importanza sulla salute emotiva e fisica.
Nell'epoca in cui viviamo, la vita frenetica che ci è imposta dalla cultura moderna è causa di stress, tensione, depressione nervosa, insonnia, ecc.
Nella persona agitata e tesa la respirazione risulta disturbata. La respirazione infatti reagisce a qualsiasi variazione delle nostre condizioni emotive come un sismografo. In condizione di tensione e stress eccessivi la respirazione solitamente diventa più irregolare, limitata e quindi superficiale.
Quando la respirazione diventa carente e inadeguata si riduce la vitalità dell'organismo e aumentano i sintomi di stanchezza e di esaurimento: la depressione e l'affaticamento sono infatti i risultati diretti di una respirazione "depressa".
In mancanza di sufficiente ossigeno i centri focali del metabolismo bruciano lentamente, come un falò povero di legna, ed anche la circolazione ne risente direttamente.
In un esperimento, riportato dal Medical World News, un certo numero di ricoverati in un ospizio per anziani sono stati posti in una camera iperbarica a ossigeno per aumentare il loro tasso di ossigenazione.
La teoria su cui si basava l'esperimento sosteneva che la carenza di ossigeno nelle cellule cerebrali causava disfunzioni mentali e che, di conseguenza, una maggiore irrorazione riusciva a migliorare le funzioni mentali. La maggior parte dei casi di senilità sono dovuti ad una sclerosi delle arterie che portano sangue e ossigeno al cervello, riducendone il tasso nelle cellule cerebrali. I risultati positivi sorpresero i medici. La maggior parte dei pazienti mostrò un miglioramento marcato e definitivo delle capacità intellettive e della personalità.
La maggior parte delle persone ha una respirazione carente, lenta ed una forte tendenza a trattenere il respiro in ogni situazione di sovraffaticamento. Anche in momenti di normale tensione, come guidare un'automobile, battere a macchina una lettera, attendere un colloquio di lavoro, le persone tendono a contrarre il respiro. Il risultato è che la tensione aumenta. Una respirazione inadeguata produce ansia, irritabilità e tensione.
Tante persone incontrano difficoltà nel respirare appieno e agevomente anche perchè la respirazione crea delle sensazioni che le persone temono di provare. Hanno paura di percepire la loro tristezza, la collera e i timori. Come da bambini, trattengono il loro respiro per smettere di piangere, tirano indietro le spalle e comprimono il torace per contenere la collera e la gola per impedire di urlare.
L'effetto di ognuna di queste manovre è quello di limitare, di ridurre la respirazione.
Parallelamente, dalla respressione di una qualsiasi sensazione risulta qualche inibizione della respirazione. Da adulti, inibiscono la respirazione per reprimere le loro sensazioni. Quindi l'incapacità di respirare normalmente diventa il principale ostacolo al recupero della salute emotiva.
Per imparare a respirare più profondamente è necessario innanzitutto prendere coscienza della funzione respiratoria.
Possiamo renderci conto se ad esempio il respiro è corto oppure se tratteniamo una parte dell'aria o la lasciamo andare espirando, e se il nostro diaframma è rilassato o contratto.
Quando una persona soffre di ansia o depressione, tende a respirare con la parte alta del torace mentre il diaframma resta bloccato. Una respirazione di questo tipo induce un aggravamento della situazione psicologica che può invece essere migliorata grazie ad una respirazione completa e profonda.
Una respirazione superficiale ed affrettata fa sì che ci si scarichi presto di energia, come una batteria che non venga debitamente alimentata e all'ansia ed al nervosismo, fa seguito un senso di depressione, dovuto ad una carenza di energia che verrebbe aumentata invece da un appropriato respiro profondo.
E' facile rendersi conto attraverso un'attenta osservazione di come il respiro è in certa misura lo specchio della nostra personalità e di come il ritmo respiratorio è collegato alla nostra vita psichica.
Quindi come gli sforzi mentali, le diverse emozioni ed i vari modelli comportamentali causano una certa modificazione del respiro allo stesso modo regolando il nostro respiro e rendendolo ritmico ci è possibile rendere più equilibrata la mente e lasciare fluire meglio le emozioni e quindi stare meglio con noi stessi.
Lo Yoga offre la possibilità di regolare meglio il respiro mediante le tecniche del pranayama che è il controllo del respiro dal quale derivano la calma mentale e la tranquillità del sistema nervoso.
Il pranayama viene praticato consapevolmente, cioè si rimane ben coscienti delle sue diverse fasi e non è mai eseguito in modo meccanico; nel pranayama la consapevolezza del respiro è della massima importanza. Il pranayama quindi non può essere considerato come un semplice esercizio respiratorio ma è una respirazione volutamente controllata che ha per scopo il controllo dei centri cerebrali superiori.
Nel secondo capitolo di un antico testo dello Yoga, lo "Hatha Yoga Pradipika" troviamo scritto: "Quando il respiro è irregolare, la mente vacilla, quando il respiro è saldo lo è anche la mente".
Imparare a respirare bene e profondamente aiuta il nostro corpo a funzionare meglio, la nostra mente ad avere più chiarezza e maggiore controllo delle prorpie emozioni, soprattutto degli stati emotivi di stress e di paura.
Il termine pranayama è formato da due parole: prana e ayama. Prana significa: "sottile forza vitale la quale non solo fornisce energia a diversi organi (mente compresa), ma regola altresì molti processi vitali" (circolazione, respirazione, ...). Ayama significa "Estensione, espansione, regolazione, prolungamento, restrizione o controllo". Pranayama significa dunque: "Il prolungamento del respiro e la sua restrizione".
Il pranayama è un arte ed ha tecniche per far sì che gli organi respiratori si muovano e si espandano intenzionalmente, ritmicamente e intensamente.
Il pranayama si compone di 4 fasi: l'inspirazione (puraka), la ritenzione controllata dopo l'inspirazione (antara-kumbaka), l'espirazione (recaka), la ritenzione controllata dopo l'espirazione (bahya-kumbaka).
L'inspirazione stimola l'organismo, l'espirazione espelle l'aria viziata e le tossine, la ritenzione del respiro (sia a polmoni pieni che vuoti) distribuisce l'energia in tutto il corpo.
L'inspirazione e l'espirazione sono eseguite lentamente senza fretta. Il flusso d'aria deve essere uniforme per tutta la durata dell'esercizio. A ciascuna delle fasi vengono assegnati tempi proporzionali.
Il pranayama è una pratica che aiuta quindi a regolare i pensieri e le azioni e conferisce equilibrio ed una enorme forza di volontà necessari per divenire padroni di se stessi.
Il pranayama, quindi, essendo una pratica intensa, richiede che venga insegnata da un maestro Yoga qualificato, per impararla in modo appropriato e graduale (una pratica non corretta, infatti, può dare origine ad ogni sorta di disturbi respiratori come la tosse, l'asma, dolore alla testa, agli occhi ed alle orecchie).
Bibliografia
Andrè Van Lysebeth - Perfeziono lo Yoga - Ed. Mursia
Alexander Lowen - Il Piacere - Casa Ed. Astrolabio
Roop Lal Sandhu - Scuola di Yoga - Ed. Promolibri
Elena Cardas - Respirare - Ed. RED
M.M. Gore - Anatomia e fisiologia delle tecniche Yoga - Ed. Promolibri
B.K.S. Iyengar - Teoria e pratica del Pranayama - Ed. Maditerranée
Associazione Yoga Kambliswami
Via Maestri Del Lavoro
D'Italia, 13 ( verso Calice ligure-zona artigianale, vicino all'Asta del Mobile)
17024 Finale Ligure
Cod.Fis.: 9100934009
Per informazioni
Tel. 340 2902325
E-mail isvari.yoga@libero.it
info@centroyogafinale.it
Oppure contattateci compilando il nostro modulo online.